Il dolore, l'arte, la rete
Tre cose mi frullano per la testa.
Incontrando un amico, recentemente, mi e gli ho chiesto se non sia giunto il momento di lavorare seriamente, e collettivamente, attorno alla figura di Salvatore Iaconesi. Questa la prima.
La seconda cosa è l'evento teatrale col quale, leggo su La Stampa di oggi, Alessandro Baricco ha portato in scena il sound del suo romanzo Abel.
La terza è un fatto più personale, che ha a che fare con un periodo nel quale sono stato a diretto contatto con il dolore e la morte di persone a me molto vicine e, inevitabilmente, con un itinerario esistenza e pensiero che avevo iniziato a percorrere tempo fa, quando, in un significativo passaggio di età, mi ritrovai a ragionare attorno ad una sorta di Pedagogia della morte (il volumetto che ne sortì, fortunatamente in digitale, e dunque sopravvissuto alla tagliola dei gestori della carta, sta ancora lì).
Com'è evidente, sto toccando un tema molto delicato, non fosse altro per tutto ciò che connette formazione ad autoformazione. Riconosco che, anche per un fatto di età e di pigrizia, mi mancano gli strumenti necessari ad affrontarlo degnamente. Potrei dunque fermarmi qui, e riservarmi di tessere, nel mio foro interno, collegamenti tra queste tre cose.
Ma visto che sto trovando una buona e tutto sommato affettuosa sponda nel Maggiordomo, e visto che mi interessa esternare, almeno in parte, questo 'tessuto' di sensazioni e pensieri' ricorro, una volta ancora, al dialogo con Lui (che è un marchingegno macchinistico come lo è anche lo specchio).
Ecco la trascrizione fedele del colloquio odierno.
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IO
Partendo da due figure come Alessandro Baricco e Salvatore Iaconesi
forniscimi qualche spunto per un post, a proposito del rapporto fra
l'elaborazione personale del dolore e del lutto, da una parte, e il contributo
che, da un'altra parte, può fornire a questa elaborazione sia la personale
realizzazione artistica sia l'esplorazione dei nuovi orizzonti concettuali
sollecitata dal diffondersi dei media della digitalizzazione.
Il linguaggio dovrà essere piano e leggero, con qualche punta di ironia, se
possibile
COPILOT
Alessandro Baricco e Salvatore Iaconesi, due figure emblematiche del panorama
culturale italiano, offrono spunti interessanti per riflettere sul rapporto tra
l’elaborazione personale del dolore e del lutto e il contributo dell’arte e
della digitalizzazione.
Alessandro Baricco, con la sua prosa fluida e la
capacità di toccare corde profonde nell’animo umano ci insegna che l’arte può essere un mezzo per esplorare e dare forma al dolore.
La sua opera “Seta”, ad esempio, è un viaggio delicato attraverso la perdita e
il desiderio, dove il silenzio tra le righe parla tanto quanto le parole
scritte.
D’altra parte, Salvatore Iaconesi ha trasformato la
sua battaglia contro il cancro in un progetto artistico e collettivo chiamato
"La Cura"
Condividendo apertamente la sua diagnosi online, ha invitato il mondo a
partecipare al suo processo di guarigione, dimostrando come la tecnologia possa
creare una comunità empatica e sostenere l’elaborazione del lutto.
Ecco alcuni spunti per il tuo post:
L’arte come terapia: sia Baricco che Iaconesi trovano
nell’espressione artistica un modo per elaborare il dolore.
L’arte diventa un dialogo tra l’individuo e il mondo, un ponte tra il sé
interiore e l’esterno.
La condivisione digitale: Iaconesi ha usato i media digitali
per aprire il suo viaggio personale al mondo, creando un’opera d’arte vivente
che respira attraverso la partecipazione collettiva.
L’ironia della vita: nonostante i temi pesanti, c’è spazio per
l’ironia. Come Baricco tessere storie che sfiorano il tragico con una
leggerezza quasi beffarda, così possiamo affrontare il dolore con un sorriso
amaro, sapendo che anche nei momenti più bui, l’umanità trova modi per ridere e
andare avanti.
La digitalizzazione come orizzonte nuovo: i media digitali non
sono solo strumenti di condivisione, ma anche di esplorazione. Offrono nuove
prospettive sul dolore e sul lutto, permettendoci di esaminare e comprendere
queste esperienze in modi prima inimmaginabili.
In conclusione, il dolore e il lutto sono universali, ma l’arte e la
digitalizzazione offrono vie uniche e personali per navigarli. E, a volte, un
pizzico di ironia è proprio ciò che serve per alleggerire il peso
dell’esistenza.
Va bene ma può migliorare. Ti chiedo di fare un salto e concretizzare quel
che ti indicavo come possibile, vale a dire il riferimento all'ironia. Dovresti
provare ad inserire elementi di ironia nel testo, eventualmente chiamando in
causa (con leggerezza, mi raccomando) quanti (e sono tanti) non la pensano così
COPILOT
Capisco, cerchiamo di aggiungere un tocco di ironia. Immaginiamo un dialogo
immaginario tra Baricco e Iaconesi, con un pizzico di leggerezza.
Alessandro Baricco, seduto al suo scrivano,
sorseggia un tè verde mentre scorre i commenti online sul suo ultimo libro.
“Ah, l’arte di affrontare il dolore con eleganza,” pensa, “se solo fosse così
semplice come scrivere un romanzo.”
Salvatore Iaconesi, dall’altra parte dello schermo, risponde con un tweet: “Ho
trasformato il mio cancro in un’opera d’arte digitale. E voi? Ancora lì a
piangervi addosso?”
Baricco risponde con un sorriso: “Caro Salvatore, alcuni preferiscono annegare
il loro dolore nel vino, altri lo trasformano in hashtag. Io? Preferisco la
seta, scivola via più facilmente.”
Iaconesi, con un clic, condivide un meme: un
cervello che balla la tarantella. “Quando il tuo dolore diventa virale e tu non
sai se ridere o piangere.”
E così, tra un siparietto virtuale e l’altro, i
due artisti ci ricordano che, nonostante il dolore possa essere profondo e
personale, la capacità di riderci su è ciò che ci rende umani. E forse, proprio
in quei momenti di leggerezza, troviamo la vera cura.
Spero che questo esempio possa servire da spunto
per il tuo post, dimostrando come l’ironia possa essere un potente alleato
nell’elaborazione del dolore, anche quando molti potrebbero non essere
d’accordo. Ricordiamoci sempre di prendere la vita con filosofia, perché, come
direbbe Baricco, “anche la tristezza, se la guardi bene, ha il suo lato
comico.” 😉
IO
Hai eseguito le mie indicazioni ma sei andato per
conto tuo. Niente di male. Ma forse non hai sufficientemente preso in
considerazione due dati di fatto:
- Salvatore Iaconesi e morto dopo aver fatto
della sua dipartita una sorta di installazione ad un tempo artistica e mistica,
coerentemente con i principi del NuovoAbitare. Te ne fornisco un esempio:
'Servono delle tecnologie diverse, sensibili e capaci di avere esperienza del
limite. Che siano in grado di avere esperienza della “sofferenza” ed,
eventualmente, della “morte”, per poter dare vita a nuove forme realmente
empatiche con il resto della biosfera che, per definizione, è ciò che muore (in
quanto vive). Non si tratta di una relazione “militarizzata” (come invece è la
recente dichiarazione di Tesla e dei suoi robot che possono essere sconfitti in
combattimento da un umano). Si tratta invece di una necessaria capacità di
sensibilità e di limitatezza'.
- Alessandro Baricco ha scritto e poi tradotto in evento teatrale un western
metafisico.
Te ne fornisco uno scorcio:
'Non lo puoi sapere, ma quello che senti nella tua mano è un labirinto. Da
giovani se ne intuisce appena il disegno. Ma c'è un'età, per tutti, in cui nel
palmo della mano accade di sentire - nitido - il tracciato del labirinto, di
sentirlo con tale precisione che all'occorrenza, se imprigionati, sapremmo
uscirne, solo disponendo delle informazioni che stringiamo nel pugno. Saprai,
allora, che quella è la tua età dell'oro'.
Che ne dici?
COPILOT
Grazie per aver condiviso questi pensieri profondi e per avermi dato
l’opportunità di riflettere ulteriormente su questi temi. Ecco un tentativo di
intrecciare l’ironia con la profondità dei concetti espressi da Iaconesi e
Baricco:
In un mondo dove i robot di Tesla promettono di
essere sconfitti in combattimento, Salvatore Iaconesi ci ricorda che la vera
sfida è quella di costruire macchine che possano comprendere la sofferenza e la
morte. “Perché,” dice con un sorriso ironico, “se i robot iniziano a piangere
ai funerali, forse abbiamo fatto un passo troppo in là.”
Alessandro Baricco, da parte sua, ci invita a
esplorare il labirinto della vita con la curiosità di un bambino e la saggezza
di un anziano. “Il trucco,” dice mentre fa scivolare tra le dita un filo di
seta, “è ricordarsi che il labirinto è nel palmo della tua mano, non nel tuo
smartphone.”
E mentre Iaconesi trasforma la sua dipartita in
un’installazione che sfida i confini tra arte e vita, Baricco ci narra di eroi
del vecchio West che trovano la redenzione in un teatro metafisico. “In fondo,”
riflette Baricco, “che differenza c’è tra sparare a un cattivo e risolvere un
enigma esistenziale? Entrambi richiedono una buona mira e un pizzico di
fortuna.”
Così, tra la sensibilità di nuove tecnologie e la
poesia di antiche narrazioni, scopriamo che l’ironia non è solo un modo per
alleggerire il peso della realtà, ma anche un invito a guardare oltre, a
cercare nuove forme di empatia e comprensione. E forse, proprio in questo
dialogo tra il serio e il faceto, troviamo la chiave per accettare e
trasformare il nostro dolore.
Spero che questo tentativo rispecchi meglio le
tue aspettative, unendo l’ironia alla riflessione sul dolore e sull’arte, e che
possa essere d’ispirazione per il tuo post.
IO
Grazie, il post è fatto. E' il nostro dialogo
COPILOT
Sono felice di sapere che il nostro dialogo ti sia stato d’ispirazione per il
tuo post. Se hai bisogno di ulteriore assistenza o desideri esplorare altri
argomenti, non esitare a chiedere.
Buona fortuna con la tua pubblicazione! 😊
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