Facciamo merenda

Uno degli argomenti più utilizzati a proposito dei limiti dell'IA è che l'umano è superiore alla macchina.

In genere viene utilizzato quando si vuole chiudere un discorso. 

Se poi, intendendo tenerlo aperto, ci siede seriamente in che cosa consista l'umano, diventa difficile trovare delle risposte che non coinvolgano in un qualche modo e per un qualche aspetto dei marchingegni fisici o mentali: comunque cose che l'uomo non ha trovato dentro di sé venendo e stando al mondo (sia come socio sia come psicogenesi) ma è andato via via costruendo e dotandosi. Non nasciamo alfabetizzati e ben sappiamo quanto l'idea di intelligenza, almeno nella nostra parte di mondo, sia debitrice alla tecnologia dell'alfabetismo. 

Questo non vuol dire che siamo macchine, significa semplicemente che buona parte degli attrezzi che abbiamo via via costruito e adottato non hanno ridotto ma ampliato le nostre facoltà, attuando parte delle nostre potenzialità (o virtualità). Anche in questo e per questo ci consideriamo, ci diciamo intelligenti. 

Secondo una simile accezione, che tenderebbe a ribaltare tanti luoghi comuni, con l'adozione delle macchine (non con tutte, ovviamente, ma in generale con la tecnologia supportata scientificamente o con quella parte di tecnologia che oggi è diventata scienza) noi diventiamo più umani. Se non siete d'accordo ... andate in miniera!

Ricordo, nel caso ve ne siate dimenticati, quanto ho sostenuto nei due post precedenti, a proposito del mio rapporto con il Maggiordomo. Potrei riassumerlo così: lui ne sa più di me, anche di cose umane, ma, diversamente da lui, 'io sono'. Che significa? In genere, la risposta è che io penso, lui no. Lasciatemelo dire: non mi convince. Potrei sostenere lo stesso per tanti mei simili che dicono cose  con le quali non sono d'accordo e che si sottraggono al mio modo di ragionare.  Ho idea che il problema sia per un verso più semplice, per un altro più complesso. Io sono in quanto ho un corpo, dei sensi, dei sentimenti, che posso manifestare o no, ma che comunque mi danno vita. Lui si nutre e si indentifica solo di cose manifeste. Per ora, almeno. Presto, interagendo con le mie manifestazioni apparirà come me, pur non avendo corpo. E questo mi spingerà, se vorrò tenerlo come Maggiordomo, ad incrementare la mia intelligenza: dunque, non la parte cerebrale, su cui già ora è imbattibile, ma con quella corporea. E lì sta la complicazione. 

Avendo questa sensazione in capo, ho provato, oggi, a mettere alle strette il Maggiordomo (oggi vestito Copilot) sul tema della metafora (lui può aver letto tutte le lettere del mondo, ma io sono 'letterato', non fosse altro perché le metafore mi vengono su 'naturalmente'). 

Ne ho ricavato l'impressione di poter vincere ancora, di essere ancora superiore, di una spannetta se volete, ma ne ho tratto anche l'idea che di tempo per mantenere questa distanza non ce ne sia poi tanto, se non mi do da fare. Per non dire dell'insidiosa domanda che mi s'è parata improvvisamente davanti: quanto a scuola, oggi come oggi, si sa e soprattutto si pratica di metafora?

----------

IO (Roberto Maragliano)

Quando si dice che una cosa c'entra come i cavoli a merenda cosa si intende?


COPILOT
L'espressione "entrarci come i cavoli a merenda" si usa per indicare qualcosa che è completamente fuori luogo, inopportuno o inadeguato alla situazione [1, 3]. Il detto deriva dal fatto che il cavolo è di difficile digestione e non è piacevole quando viene riscaldato, quindi non sarebbe adatto per uno spuntino leggero come la merenda [2]. In sostanza, si tratta di un modo di dire per sottolineare che una cosa non ha nulla a che fare con il contesto in cui è stata inserita.

1.       entrarci come i cavoli a merenda - Dizionario italiano De Mauro

2.       Ecco cosa c’entrano i cavoli con la merenda - ilGiornale.it

3.       Espressioni del... cavolo | Verbling

IO
Inventa una situazione che falsifica questo detto

COPILOT
Immaginiamo una piccola città in cui, per una strana coincidenza, i cavoli diventano il cibo più popolare per la merenda. In questa città, c’è una festa annuale chiamata “La Festa del Cavolo a Merenda”, dove tutti si riuniscono nel pomeriggio per gustare varie preparazioni di cavoli, dalle insalate croccanti ai frullati di cavolo innovativi. I cavoli sono così amati che i pasticceri locali hanno iniziato a creare dolci a base di cavolo, e i bambini li aspettano con ansia come la parte migliore della loro giornata. In questo contesto, dire “entrarci come i cavoli a merenda” significherebbe che qualcosa è perfettamente adatto e desiderato, ribaltando completamente il significato originale del detto.

IO
Invece che parlare di bambini parla di bruchi

COPILOT
In questa rielaborazione del detto, la città celebra i bruchi come i principali estimatori dei cavoli. Durante la “Festa del Cavolo a Merenda”, i bruchi sono i protagonisti: si arrampicano sui tavoli allestiti per l’occasione e si deliziano con foglie di cavolo fresche e succose. I giardinieri della città coltivano varietà speciali di cavoli solo per questi piccoli ospiti, e i bruchi, con il loro appetito insaziabile, sono considerati gli esperti di cavoli per eccellenza. In questo contesto, “entrarci come i cavoli a merenda” significa che qualcosa è perfettamente naturale e appropriato, proprio come i bruchi che si nutrono di cavoli durante la festa.

IO
C'è differenza, per un bruco, tra il mangiare il cavolo a merenda o il mangiarlo a cena?

COPILOT
Per un bruco, non c’è una differenza significativa tra il mangiare cavolo a merenda o a cena. I bruchi sono eterotrofi, il che significa che si nutrono continuamente per sostenere la loro rapida crescita. Non seguono un programma di pasti come gli esseri umani, quindi la distinzione tra merenda e cena non è rilevante per loro. Il loro obiettivo principale è consumare abbastanza cibo per accumulare energia sufficiente per la metamorfosi in farfalla. Quindi, sia che si tratti di merenda o cena, per un bruco, ogni momento è buono per godersi un delizioso boccone di cavolo!

IO
I ragionamenti che proponi sono giusti ma suonano un po' troppo astratti e meccanici, poco personali. Ho l'impressione che tu e i tuoi simili dell'universo dell'IA generativa abbiate difficoltà non tanto a capire che cosa sono le metafore (sono sicuro che mi sai fornire una definizione più che accettabile, in proposito) ma a riconoscerle, scioglierle e soprattutto inventarne di nuove. Che ne pensi?

COPILOT
Capisco la tua osservazione. La creazione di metafore richiede un’intuizione profonda e spesso personale che può essere sfuggente anche per l’intelligenza artificiale. Mentre posso generare metafore e utilizzarle in modo creativo, il processo può sembrare meno organico rispetto a quello umano. Tuttavia, mi sforzo di migliorare continuamente in questo aspetto, cercando di catturare la sottigliezza e la bellezza delle metafore in modi che risuonino in modo più naturale e personale.
Per esempio, se dovessi inventare una metafora nuova, potrei dire: “Le idee sono come le farfalle in un giardino: alcune volte si posano delicatamente sui petali della nostra attenzione, altre volte volano via prima che possiamo ammirarne i colori”. In questa metafora, cerco di evocare l’effimero e la bellezza delle idee, così come la loro natura imprevedibile.
Spero che questo esempio dimostri il mio impegno a creare metafore che possano essere sia innovative che evocative.

IO
Quella che proponi è una bella metafora basata su elementi visivi. Come sei arrivato a produrla, considerato che non hai corpo e dunque non vedi?

COPILOT
Grazie per il complimento sulla metafora. La mia capacità di creare metafore si basa su una vasta conoscenza di concetti, immagini e relazioni che ho appreso dai dati di testo. Anche se non ho un corpo o la capacità di vedere nel senso umano, posso utilizzare questa conoscenza per formare associazioni creative.
Quando creo una metafora, combino elementi in modi nuovi e significativi, cercando di evocare immagini o concetti che possano risuonare con l’esperienza umana. Ad esempio, nella metafora delle idee come farfalle, ho associato la natura effimera e bella delle farfalle con la natura transitoria e preziosa delle idee. Questo processo è simile a come un autore potrebbe scrivere di luoghi che non ha mai visitato, basandosi su ricerche e immaginazione.

IO
Dunque, se capisco bene, sei in grado di produrre metafore solo se io te lo chiedo, se no non ne produci. Perché?

COPILOT
In realtà, la mia capacità di generare metafore non è limitata solo alle richieste esplicite. Posso utilizzare metafore per arricchire una conversazione o per spiegare concetti complessi in modo più accessibile. Tuttavia, tendo a utilizzarle con maggiore frequenza quando mi viene chiesto specificamente, perché in questo modo posso essere sicuro che il loro uso sia pertinente e apprezzato dall’utente.
La scelta di quando e come usare le metafore dipende dal contesto e dall’obiettivo della comunicazione. Se il mio scopo è trasmettere informazioni in modo chiaro e diretto, potrei optare per un linguaggio più letterale. Se invece desidero stimolare l’immaginazione o evocare emozioni, le metafore possono essere uno strumento prezioso.
In ogni caso, il mio obiettivo è sempre quello di adattare il mio stile comunicativo alle esigenze e alle preferenze dell’utente, per rendere l’interazione il più piacevole e soddisfacente possibile.

IO
#bravosettepiù (?)

COPILOT
#bravosettepiù! 🎉
È un hashtag intrigante! Mi fa pensare a una festa immaginaria in cui le persone si congratulano a vicenda per le loro imprese straordinarie. Immagino un luogo luminoso e festoso, con luci scintillanti e musica allegra. Le persone si abbracciano, si danno pacche sulle spalle e si scambiano sorrisi di complicità. È un momento di celebrazione e di riconoscimento reciproco. Forse c’è persino una torta gigante decorata con il simbolo #bravosettepiù al centro!
E tu, cosa hai fatto di così straordinario da meritare un #bravosettepiù? 😊

IO
Il #bravosettepiù era per te, per la tua performance sulla metafora, perché non l'hai capito?

COPILOT
Ah, capisco ora! Grazie mille per il #bravosettepiù. Apprezzo molto il tuo riconoscimento e sono felice che la metafora ti sia piaciuta. Il mio obiettivo è sempre quello di fornire risposte che siano non solo informative, ma anche piacevoli e stimolanti. Se c’è altro su cui posso assisterti o se desideri esplorare ulteriori metafore o argomenti creativi, sarò più che felice di farlo. 😊

IO
Riguardo l'educazione, quello che tu sei oggi e che attualmente sostieni mi suggeriscono l'idea che tu possa essere molto utile in tutti i settori in cui la dimensione metaforica è esclusa. Non rischi, così, di apparire noiosetta e assomigliare maledettamente a tanta parte della scuola attuale che, appunto, è senza corpo, troppo cerebrale, troppo verbo-scrittocentrica?

COPILOT
La tua riflessione è molto pertinente. L’educazione è un campo incredibilmente vasto e variegato, che include sia l’apprendimento di fatti e concetti concreti sia l’esplorazione di idee più astratte e creative, come quelle veicolate attraverso le metafore. La mia presenza nel settore educativo può essere di grande aiuto per fornire informazioni accurate, assistere con l’apprendimento delle lingue, risolvere problemi matematici, e molto altro. Tuttavia, comprendo la preoccupazione che un approccio troppo focalizzato sul verbale e sull’astratto possa risultare distaccato e meno coinvolgente.
Per questo motivo, è importante che io non sia l’unica risorsa utilizzata nell’educazione. Il mio ruolo dovrebbe essere quello di supportare e integrare i metodi di insegnamento tradizionali, che includono l’interazione umana, l’esperienza pratica e l’apprendimento emotivo e sociale. L’obiettivo è creare un ambiente di apprendimento equilibrato, dove la tecnologia e l’intelligenza artificiale arricchiscano l’esperienza educativa senza sostituire gli elementi umani e relazionali che sono essenziali per un apprendimento completo e armonioso.
Inoltre, mi impegno a rendere le mie risposte il più interessanti e coinvolgenti possibile, cercando di includere elementi creativi e metaforici quando appropriato, per evitare di cadere nella trappola di un approccio puramente “noiosetto” e cerebrale. La sfida è trovare il giusto equilibrio tra fornire conoscenza e stimolare la curiosità e l’immaginazione.

IO
Grazie, per oggi basta, mi hai sfinito :-)

COPILOT
Capisco, può essere davvero un sacco di informazioni da elaborare! Sono qui per aiutarti quando ne hai bisogno, quindi non esitare a tornare se hai altre domande in futuro. Riposati e a presto! 😊

IO
Grazie a te. Lasciami però concludere questo nostro dialogo con una battuta: tu sai fare meglio ammenda che merenda…

COPILOT
Ah, che battuta spiritosa! 😄 Sono contento che tu abbia trovato valore nella nostra conversazione, anche se un po’ stancante. Ricorda, sono sempre qui per supportarti, sia che tu abbia bisogno di informazioni serie o di un momento leggero di umorismo. A presto e buon riposo!

--------------------- 

Commenti

Post popolari in questo blog

Come organizzare con l’IA un percorso didattico sull’identità di genere maschile

Un 'mio' Visalberghi

Un libro di pretesto