Un libro di pretesto
Il preludio Da tempo, tradendo Hegel, ho rinunciato a fare della religiosa lettura dei giornali (diretta o indotta da tv o radio) il primo dovere (da) uomo moderno intellettualizzato. Troppa angoscia. Ma anche troppa incazzatura. Comunque, credetemi, non sto fermo lì, di fronte ai movimenti del reale. Proprio non potrei. Di fatto ho sostituito quel rito con la consultazione del mondo e il relativo suo autoincorporamento che mi sono quotidianamente proposti/imposti dal cellulare. So che non mi denuncerete a Valditara come cattivo maestro ma immagino che vi chiederete la ragione di questa dichiarata conversione. Età, snobismo, revisionismo? Niente di tutto questo. La ragione è più semplice: immergermi nelle dimensioni di quella che Jay David Bolter chiama plenitudine (digitale e non solo), dove c'è tutto e di tutto, mi è più di conforto di quanto non è l'impormi certe elevate (si fa per dire) rappresentazioni di parti della plenitudine 'opportunamente' selezionate da que...