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Un libro di pretesto

Il preludio  Da tempo, tradendo Hegel, ho rinunciato a fare della religiosa lettura dei giornali (diretta o indotta da tv o radio) il primo dovere (da) uomo moderno intellettualizzato. Troppa angoscia. Ma anche troppa incazzatura. Comunque, credetemi, non sto fermo lì, di fronte ai movimenti del reale. Proprio non potrei. Di fatto ho sostituito quel rito con la consultazione del mondo e il relativo suo autoincorporamento che mi sono quotidianamente proposti/imposti dal cellulare. So che non mi denuncerete a Valditara come cattivo maestro ma immagino che vi chiederete la ragione di questa dichiarata conversione. Età, snobismo, revisionismo? Niente di tutto questo. La ragione è più semplice: immergermi nelle dimensioni di quella che Jay David Bolter chiama plenitudine (digitale e non solo), dove c'è tutto e di tutto, mi è più di conforto di quanto non è l'impormi certe elevate (si fa per dire) rappresentazioni di parti della plenitudine 'opportunamente' selezionate da que...

Come organizzare con l’IA un percorso didattico sull’identità di genere maschile

    Nota introduttiva. Lo scorso gennaio ho lavorato attorno a questo post per una pubblicazione che poi non si fece. Sapete come vanno queste cose, capita che, preso da altre incombenze, uno si dimentichi di portare a termine un suo impegno. Dunque lo faccio ora, profittando della pulizia stagionale del mio desktop, della chiusura delle scuole e dell'imminente maturità di giornalisti, romanzieri, genitori, ex o aspiranti ministri. docenti in quiescenza (reale o ideale) ecc.  E, soprattutto, del fatto che con questo blog altri non impegno che me stesso.   Sto leggendo con molto interesse e partecipazione il saggio di Francesco Piccolo titolato Son qui: m’ammazzi , appena uscito per Einaudi. Propone un itinerario tematico dentro la letteratura italiana con al centro la questione dell’identità di genere, non femminile, come uno si immaginerebbe, considerando l’attualità, ma, sorprendentemente, il genere maschile. I tredici testi indagati, da classici come Boccaccio,...

Storia di scuola immobile

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Mannaggia, mi sono dimenticato di ringraziare Domenico Starnone per questa sua recensione di due miei libri. Lo faccio ora, come l'avesse scritta ieri. Compare sulla pagine "La Talpa Libri" de Il Manifesto e risale a  venerdì 20 aprile del 1990 . Come passa veloce il tempo, per noi. E come e quanto si mantiene immobile per la nostra scuola. Comunque, a edificazione di quanti stanno allestendo le risme di carta conformi alle nuove indicazioni nazionali per il primo ciclo (la ragione prima per cui l'amministrazione scolastica rinnova, periodicamente, i 'consigli' sui contenuti dell'insegnamento) riproduco qui sotto lo scritto dello scrittore. Per i due titoli che cita c'è lo Scaffale Maragliano , dal quale si possono agevolmente attingere ( qui Videoscrivere in classe e qui I saperi della scuola ).  

Un 'mio' Visalberghi

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Impossibilitato, perché in viaggio, a prendere parte alla giornata in memoria di Aldo Visalberghi che si terrà a RomaTre il prossimo 24 giugno, ho ipotizzato di inviare, per una lettura pubblica, qualche riga di omaggio riflessivo. Ma, subito, ho contattato l'imbarazzo che abitualmente provo in situazioni di questo tipo, esperite direttamente o anche indirettamente. Come parlare di chi non c'è più e con il quale si hanno avuto rapporti, e come farlo senza mettersi al centro? C'è mai un ricordo che, sfidando ogni ipocrisia, possa presentarsi come oggettivo?  È  mai possibile una ricostruzione del passato che non coinvolga il presente? Come evitare che questi interventi altro non siano che occasioni per parlare di sé e non dell'altro, di un presente senza passato o di un passato senza presente? Mi si obietterà: perché la fai così difficile? Si tratta solo di stendere due righe per un evento accademico. Beh, non è così, almeno per me.  Il travaglio cui alludo è connesso al...