Come organizzare con l’IA un percorso didattico sull’identità di genere maschile
Nota introduttiva. Lo scorso gennaio ho lavorato attorno a questo post per una pubblicazione che poi non si fece. Sapete come vanno queste cose, capita che, preso da altre incombenze, uno si dimentichi di portare a termine un suo impegno. Dunque lo faccio ora, profittando della pulizia stagionale del mio desktop, della chiusura delle scuole e dell'imminente maturità di giornalisti, romanzieri, genitori, ex o aspiranti ministri. docenti in quiescenza (reale o ideale) ecc. E, soprattutto, del fatto che con questo blog altri non impegno che me stesso.
Sto
leggendo con molto interesse e partecipazione il saggio di Francesco Piccolo
titolato Son qui: m’ammazzi, appena
uscito per Einaudi. Propone un itinerario tematico dentro la letteratura
italiana con al centro la questione dell’identità di genere, non femminile,
come uno si immaginerebbe, considerando l’attualità, ma, sorprendentemente, il
genere maschile.
I tredici testi indagati, da classici come Boccaccio, Ariosto, Manzoni, a contemporanei del tipo di Tomasi, Brancati,
Fenoglio, Starnone presentano infatti una rassegna sufficientemente estesa di
‘tipi maschili’ dai quali, se analizzati con le dovute chiavi interpretative,
come fa Piccolo, emergono, direttamente o indirettamente, alcuni tratti a dir
poco inquietanti, che vanno dalla disposizione del maschio ad attar briga, per
dar sfogo a gelosia, furia, violenza, all’inclinazione ad usare la violenza stessa in modo
subdolamente morbido, attraverso il lamento e la recriminazione.
Penso che sarebbe molto interessante addirittura importante sottoporre questa
lettura a studentesse e studenti di secondaria di secondo grado del tempo
d’oggi, non solo per ricavarne le impressioni personali, e così coinvolgerli su
un versante di formazione e autoformazione di non poco valore e delicatezza, ma
anche per far loro apprezzare un modo non accademico, non astratto e non
distanziante, per intenderci, di praticare la lettura di un testo letterario.
Certo, se si volesse progettare e praticare un percorso didattico che prenda
spunto da questo saggio e anche intenda valorizzare la quantità e la qualità
delle sollecitazioni che vengono ai giovani dal loro vivere direttamente la società di rete, con tutto quel che in
essa comporta la produzione di stereotipi e contro-stereotipi, ci si dovrebbe
inizialmente misurare con certe rigidità dell’impianto scolastico a proposito
di competenze disciplinari, orari, costituzione di gruppi interclasse, criteri
di valutazione, rapporti con l’esterno.
Considerando tutto ciò, si potrebbe puntare all’obiettivo di costituire con
questo tipo di UdA, dentro la didattica, una sorta di ‘zona franca’
intenzionalmente libera da troppo stringenti considerazioni burocratiche. Lo
proponevo in termini teorici, tempo fa, nel volume titolato, appunto, Zona franca. Per una scuola inclusiva del
digitale, uscito per l’editore Armando nel 2019. E ne constato
concretamente la validità, apprezzandole
attività di non poche delle scuole che hanno preso parte al progetto ImparIAmo a scuola con l’IA, promosso
da Impara Digitale.
Consapevole del carattere troppo astratto e intellettualistico di questa mia
idea e della necessità di confrontarlo con la parte più normata,
normalizzata e interiorizzata della
cultura scolastica vigente, ho chiesto aiuto all’IA, sottoponendo a Gemini di
Google, versione free, due domande, la prima su come articolare il progetto in
modo che sia attuabile nella scuola così com’è e la seconda su come prevenire
difficoltà che potrebbero emergere in considerazione del suo carattere poco ‘disciplinare’ e ‘curricolare’.
Di seguito riporto le risposte (in data 26/01/2025) alla prima e alla seconda
mia domanda.
Come risulterà evidente nel leggerle, un simile colloquio progettuale potrebbe,
anzi dovrebbe continuare. E potrà misurarcisi chi troverà utile questa mia
proposta o, più in generale, l’intento che la muove.
Ma, intanto, permettetemi di anticipare alcune sintetiche considerazioni, a
valle di questo sprazzo di colloquio con una delle figure pubbliche dell’IA
generativa. Procedo per punti, ‘simulando’ lo stile attuale dei documenti IA.
Ma, ve l’assicuro, questi punti li ho scritti io. Così come ho scritto io le
domande che, dopo, riporto. Le risposte, invece, sono tutte e solamente dell’IA.
- L’intelligenza Artificiale generativa dà il meglio di sé, manifesta
originalità e creatività quando è sollecitata a misurarsi con problematiche
che, nell’associare ambiti diversi, promuovono logiche connettive. Dà il peggio
di sé quando è costretta ad agire dentro ambiti disciplinari troppo ristretti e
codificati. Insomma, va bene, pedagogicamente parlando, se viene sollecitata a
uscire dagli schemi lineari e consequenziali, non va se la si induce a
rispettarli. Fermo restando che nel secondo caso così come nel primo i suoi
elaborati vanno sottoposti a verifica e attenta analisi critica. Mai fidarsi ciecamente
di quel che si legge (vale, come precauzione generale, per tutto quel che si
legge, anche via stampa).
- L’Intelligenza Artificiale generativa dà il meglio di sé, in termini
scolastici, se viene utilizzata adottando uno stile colloquiale e si evita di
trattarla alla stregua di un motore di ricerca. Se simulazione è, tanto vale
pensare di interagire con un soggetto che ne sa ben più di noi ma che talvolta
fa errori o è troppo riduttivo e schematico nelle sue risposte, sì che gli si
concede quel po’ di fiducia utile a proseguire il dialogo, piuttosto che
pensare di avere a che fare con una macchina di cui diffidare in quanto
soggetta ad errori e dunque da abbandonare, senza considerare il fatto che, col
rinunciare al dialogo, si smette di alimentare la propria personale curiosità per la ricerca.
- Per il loro vivere nel mondo e del mondo, i giovani attivano a scuola carichi
di suggestioni reali e immaginarie. La scuola può ignorare questo carico, può
combatterlo, può accoglierlo per decantarlo. In quest’ultimo caso sarà sua cura
prendere atto di chi è, cosa sa, cosa sa fare il soggetto che viene da questa
società: di tratta di aiutarlo a crescere ed elevarsi in termini di
consapevolezza e desiderio di andare al di là dei confini degli apprendimenti e
delle esperienze accumulate, sia fuori sia dentro le aule. Insomma, il coinvolgimento
della soggettività non può essere estrinseco all’intento di formazione perseguito
dalla scuola, ma, al contrario, può fungere da base per un processo di
concettualizzazione del reale e delle sue articolazioni, oggettive e pure
soggettive. In una simile prospettiva va considerata l’opportunità di trattare
a scuola anche i temi del cosiddetto ‘privato’ e di farlo ricorrendo ai
linguaggi pubblici, in chiave storica e no: letteratura, dunque, ma anche rete
cinema televisione, ecc. Tutto questo, però, andrà fatto con il giusto rispetto
per la logica che la migliore tradizione pedagogica del Novecento qualifica
come ‘attiva’, cioè volta a promuovere, in chi impara (e pure in chi insegna!),
più la logica produttiva che quella riproduttiva.
- Non va trascurato ma affrontato costruttivamente il rapporto fra il sapere disciplinato,
cioè organizzato e strutturato secondo criteri lineari, quello che fornisce la
base all’azione scolastica, e il sapere per così dire ‘indisciplinato’, cioè non
organizzato secondo criteri disciplinari, che sta al fondo di buona parte del
sapere ‘mondano’ del giovane. Tra queste due forme di sapere andrebbe
instaurato più che un conflitto una collaborazione: da una parte il contenuto
immediato del mondo, dall’altra i concetti di mediazione della scuola.
E ora, per chi abbia la pazienza o il piacere di seguirlo, il mio dialogo con
Gemini, a proposito di un ipotetico percorso didattico sull’identità di genere
in abito maschile.
La prima parte del colloquio
IO
Come potrebbe essere progettata e realizzata a livello di scuola secondaria
di secondo grado un percorso didattico che, prendendo spunto dal modello di
zona franca proposto da Roberto Maragliano nel saggio “Zona franca. Per una
scuola inclusiva del digitale” uscito il 2019 per Armando, si ispiri e metta in
pratica il contenuto etico, estetico, letterario del saggio di Francesco
Piccolo, “Son qui: m'ammazzi”, appena uscito per Einaudi.
GEMINI
Progettare
un percorso didattico ispirato a Maragliano e Piccolo nella scuola secondaria
di secondo grado
Obiettivo:
Creare
un percorso didattico che, attraverso l'analisi del saggio di Francesco Piccolo
e le riflessioni pedagogiche di Roberto Maragliano, promuova negli studenti una
riflessione critica sulla contemporaneità, stimolando la loro creatività e la
loro capacità di esprimere emozioni e pensieri in modo originale.
Contenuti:
●
Analisi del saggio di Francesco Piccolo:
○
Lettura e
discussione collettiva del testo, focalizzandosi sulle tematiche principali
(identità, relazioni, ansie della contemporaneità).
○
Analisi del
linguaggio utilizzato da Piccolo: ironia, autoironia, registro informale.
○
Confronto tra
l'esperienza personale degli studenti e le riflessioni dell'autore.
●
Il modello di "zona franca" di Roberto
Maragliano:
○
Presentazione del
concetto di "zona franca" come spazio di libertà e sperimentazione
all'interno della scuola.
○
Discussione sulle
potenzialità della tecnologia digitale come strumento per favorire
l'apprendimento attivo e creativo.
○
Riflessione sulle
resistenze e le opportunità legate all'introduzione delle nuove tecnologie in
ambito educativo.
●
Integrazione tra teoria e pratica:
○
Attività di scrittura creativa:
■
Produzione di testi
brevi (racconti, poesie, diari) ispirati al saggio di Piccolo e alla propria
esperienza.
■
Sperimentazione di
diverse forme espressive (narrativa, poesia, scrittura creativa digitale).
○
Progetti multimediali:
■
Creazione di video,
podcast, presentazioni multimediali per comunicare le proprie riflessioni sul
testo e sulle tematiche affrontate.
■
Utilizzo di
strumenti digitali per la collaborazione e la condivisione dei lavori.
○
Debatti e discussioni:
■
Organizzazione di
dibattiti e confronti sulle tematiche affrontate nel saggio.
■
Invito di esperti
esterni (scrittori, giornalisti, educatori) per arricchire le discussioni.
Metodologia:
●
Approccio laboratoriale: Favorire un apprendimento attivo e partecipativo
attraverso attività pratiche e collaborazioni di gruppo.
●
Utilizzo delle tecnologie digitali: Integrare strumenti digitali per la ricerca, la
produzione e la condivisione dei contenuti.
●
Valutazione formativa:
Monitorare costantemente il processo di apprendimento degli studenti attraverso
feedback individuali e di gruppo.
●
Flessibilità:
Adattare le attività alle esigenze e agli interessi degli studenti.
Possibili attività:
●
Creazione di un blog di classe: Spazio virtuale per condividere le proprie riflessioni,
i propri lavori e organizzare dibattiti.
●
Organizzazione di un evento culturale: Presentazione dei lavori degli studenti alla comunità
scolastica o a un pubblico più ampio.
●
Collaborazione con altre classi o scuole: Realizzazione di progetti interdisciplinari e scambi
culturali.
Valutazione:
La valutazione sarà
incentrata sui seguenti aspetti:
●
Partecipazione:
Attività in classe, partecipazione ai dibattiti, collaborazione di gruppo.
●
Creatività:
Originalità delle idee, capacità di utilizzare linguaggi espressivi diversi.
●
Capacità di analisi e sintesi: Comprensione del testo, capacità di collegare le teorie
alle proprie esperienze.
●
Utilizzo delle tecnologie digitali: Capacità di utilizzare gli strumenti digitali per la
comunicazione e la produzione di contenuti.
Conclusioni:
Questo
percorso didattico offre l'opportunità di creare uno spazio di riflessione e
confronto stimolante, in cui gli studenti possano sviluppare le proprie
competenze comunicative, creative e critiche. L'integrazione tra il modello di
"zona franca" di Maragliano e il contenuto del saggio di Piccolo
permette di affrontare temi complessi in modo coinvolgente e attuale,
promuovendo un apprendimento significativo e duraturo.
Osservazioni:
●
Personalizzazione:
È fondamentale adattare il percorso alle caratteristiche specifiche della
classe e del contesto scolastico.
●
Continuità: Il percorso
didattico può essere integrato in diverse discipline (italiano, filosofia,
storia, ecc.) e prolungata nel tempo.
●
Collaborazione: La
collaborazione con altri docenti e con la biblioteca scolastica può arricchire
l'offerta formativa.
La seconda parte del colloquio
IO
Come gestire le reazioni negative che potrebbero scaturire per un verso sul
piano della gestione scolastica: chi partecipa dei docenti, indipendentemente
dalle mansioni di cattedra; chi partecipa degli studenti, indipendentemente dal
riferimento alle classi; come inserire l'attività nell'ambito del calendario e
degli orari; in base a quali criteri valutare l'esito dell'attività; come
renderla pubblica. Per un altro verso, sul piano dei contenuti: come dar conto
di un approccio alla letteratura diverso da quello manualistico; come evitare
che, nel trattare il tema dell'identità del genere maschile, si provochino
suscettibilità di parte ideologica o religiosa o politica
GEMINI
Gestire le reazioni negative
e progettare un'attività efficace
L'implementazione
di un'attività come quella proposta, pur essendo ricca di potenzialità, può
suscitare reazioni contrastanti. È fondamentale anticipare e gestire al meglio
eventuali criticità, sia sul piano organizzativo che su quello dei contenuti.
Gestione scolastica
●
Partecipazione:
○
Docenti:
Coinvolgere un gruppo di lavoro eterogeneo, composto da docenti di diverse
discipline, per favorire un approccio multidisciplinare.
○
Studenti: Aprire
la partecipazione a tutti gli studenti interessati, senza limitazioni di classe
o anno.
○
Coinvolgimento attivo:
Promuovere un clima di collaborazione e partecipazione attiva, stimolando il
confronto e il dibattito costruttivo.
●
Calendario e orari:
○
Flessibilità:
Organizzare l'attività in modo da conciliare le esigenze didattiche con quelle
organizzative della scuola.
○
Extracurriculare:
Considerare la possibilità di svolgere l'attività in orario extracurriculare,
per favorire una partecipazione più libera e spontanea.
●
Valutazione:
○
Processi più che prodotti: Valutare non solo il prodotto finale (versi, elaborati),
ma anche il percorso di apprendimento, la partecipazione attiva e la capacità
di riflettere criticamente.
○
Autovalutazione e co-valutazione: Coinvolgere gli studenti nella valutazione del proprio
lavoro e di quello dei compagni.
●
Divulgazione:
○
Canali interni:
Presentare i risultati dell'attività durante assemblee d'istituto o incontri
con le famiglie.
○
Canali esterni:
Pubblicare i lavori degli studenti su piattaforme online (blog, social network)
o partecipare a concorsi letterari.
Gestione dei contenuti
●
Approccio alla letteratura:
○
Esperienza diretta:
Incoraggiare gli studenti a leggere il testo in modo attivo e personale,
invitandoli a esprimere le proprie emozioni e riflessioni.
○
Confronto con altre opere: Collegare il testo di Piccolo ad altre opere letterarie,
cinematografiche o artistiche, per favorire un'analisi più approfondita.
○
Laboratori creativi:
Organizzare laboratori di scrittura creativa, in cui gli studenti possano
sperimentare diverse forme espressive e sviluppare la propria voce autoriale.
●
Temi sensibili:
○
Dialogo aperto:
Creare un clima di fiducia in classe, in cui gli studenti si sentano liberi di
esprimere le proprie opinioni senza paura di essere giudicati.
○
Pluralità di prospettive: Presentare diverse interpretazioni del testo,
sottolineando la complessità delle tematiche affrontate.
○
Rispetto delle differenze: Educare al rispetto delle diversità di pensiero e di
opinione.
Prevenire
reazioni negative
●
Comunicazione trasparente: Coinvolgere fin dall'inizio le famiglie, i colleghi e la
comunità scolastica, spiegando gli obiettivi dell'attività e le modalità di
svolgimento.
●
Formazione:
Offrire ai docenti coinvolti una formazione specifica sulle tematiche
affrontate, per aiutarli a gestire eventuali criticità e a rispondere alle
domande degli studenti.
●
Flessibilità:
Essere pronti a modificare l'attività in corso d'opera, in base alle reazioni
degli studenti e alle esigenze del contesto.
Considerazioni finali
Un'attività
come questa può essere un'occasione preziosa per promuovere la crescita
personale e culturale degli studenti, stimolando la loro creatività e la loro
capacità di pensiero critico. È fondamentale, però, affrontarla con
consapevolezza e sensibilità, tenendo conto delle specificità del contesto
scolastico e delle esigenze degli studenti.
Alcuni suggerimenti aggiuntivi:
●
Collaborare con esperti esterni: Coinvolgere scrittori, psicologi o sociologi per
arricchire l'offerta formativa.
●
Utilizzare strumenti digitali: Sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie per
favorire la collaborazione e la condivisione dei lavori.
●
Valutare l'impatto dell'attività: Raccogliere i feedback degli studenti, dei docenti e
delle famiglie per valutare l'efficacia dell'iniziativa e apportare eventuali
miglioramenti.
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